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Arte Marinaresca - La barca, questa sconosciuta

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FOTO DERIVA 470

 

 

 

 

Cominciamo oggi a conoscere il linguaggio comune che si usa a bordo di una barca a vela. Quando il capobarca ordina “barra a dritta!” o “butta fuori il tangone!” l’equipaggio deve sapere esattamente cosa fare, farlo in fretta e bene e soprattutto cercare di non finire in acqua!

 

Vediamo come si chiamano le varie parti di una categoria di barche a vela di comune utilizzo fra gli scout: le “derive doppio”.

 

Innanzitutto si dice doppio perché richiedono un equipaggio minimo di due persone, derive perché al di sotto dello SCAFO spunta una “pinna” detta DERIVA, che ha funzione prevalentemente stabilizzatrice. Può essere fissa o mobile, nel caso in cui ci sia la possibilità di alzarla o abbassarla durante la navigazione, per modificare l’assetto in particolari ANDATURE (di poppa ad es. non serve tenerla giù) o per navigare in acque basse (con eccezioni, perché senza neanche un po’ di deriva giù la barca non va avanti, ma di lato: si dice cioè che SCARROCCIA, e non si governa). Quando è fissa prende generalmente il nome di CHIGLIA, e l’imbarcazione si tiene di solito in porto (sempre in acqua) per ovvie ragioni di comodità. La CHIGLIA così è parte integrante dello SCAFO, che è in fondo la barca vera e propria, cioè il mezzo che ci fa galleggiare.

 

Lo SCAFO assumere tante forme e dimensioni e si compone di varie parti. È costruito generalmente in vetroresina, ma può essere in legno, acciaio od anche in carbonio e altre fibre di ultima generazione nelle barche più competitive. Dalla chiglia salendo lungo le fiancate fino al limite di immersione in acqua, lo scafo è detto OPERA VIVA, al di sopra di questo limite, detto LINEA DI GALLEGGIAMENTO, fino al bordo superiore OPERA MORTA.

 

Immaginiamo ora di guardare dall’alto: tutto ciò che vediamo è detto COPERTA. La parte avanti è detta PRUA, quella dietro POPPA, a destra si dice a DRITTA e la sinistra rimane SINISTRA. Termini come babordo e tribordo non sono mai stati di largo uso in Italia. Saliamo a bordo: noterete che il piano di calpestio è più basso del resto della coperta, infatti si sta (più o meno) comodamente seduti sulle FIANCATE. Tutta questa parte più bassa dove risiedono fra l’altro tutti gli organi di governo è detta POZZETTO. Al centro, verso prua, sta la SCASSA DELLA DERIVA, che ospita appunto la deriva. Proseguendo verso prua noteremo l’ALBERO e che il pozzetto finisce lasciando posto al GAVONE che può essere chiuso o aperto. Se aperto vi si accede tramite un BOCCAPORTO, e vi si STIVANO i materiali. Se chiuso diventa una camera che dovrebbe essere stagna, atta a garantire l’inaffondabilità della barca. Altre camere stagne si trovano nelle fiancate (sotto al sedere) e a volte tra il pavimento del pozzetto e la chiglia. Sono provviste sempre di un tappo per poter svuotare l’acqua che entra da eventuali buchi, crepe e fessure dell’opera viva, che per questo motivo merita un’attenzione maniacale nella manutenzione. Un buon capobarca (caposquadriglia) va fiero del fatto che quando apre i tappi dalla sua barca non esce neanche una goccia…

 

Passiamo agli organi di propulsione, ovvero le vele. Sono ARMATE o ISSATE (cioè montate) sull’albero, che appoggia nel pozzetto o sul gavone ed è sorretto da cavi di acciaio detti SARTIE quelli a dritta e sinistra, STRALLO quello di prua. A ¾ dell’altezza dell’albero troviamo due braccia che si congiungono con le sartie: si chiamano CROCETTE. L’albero si può inclinare verso poppa tramite lo SPINGIALBERO, a volte costituito di semplici zeppe da inserire fra l’albero e il gavone. Questo insieme (tranne l’albero) prende il nome di MANOVRE FISSE, e la loro regolazione è molto importante per far funzionare bene le vele, perché permettono di far cambiare forma al profilo velico e fanno la differenza tra due barche identiche.

 

Le vele attualmente in uso sono di tipo MARCONI ovvero le classiche a triangolo che vediamo di solito. La RANDA è la vela principale, cioè quella verso poppa, il FIOCCO quella verso prua. Molte derive hanno solo la randa, basta una sola persona per governare e quindi vengono dette SINGOLI.

 

A bordo le parole cavo, corda, fune, ecc.. NON ESISTONO: viene usato il termine generico CIMA. Le cime che servono a ISSARE le vele si chiamano DRIZZE, quelle per manovrarle e regolarle SCOTTE. La drizza della randa si lega con un nodo BOLINA all’ANGOLO DI PENNA della vela, o tramite dei connettori di acciaio detti GRILLI o GRILLETTI. Successivamente, una persona ISSA la randa mentre un’altra infila il GRATILE (cima cucita sul bordo della vela) nell’ INFERITURA (scanalatura) dell’albero. Si blocca la drizza in uno STROZZASCOTTE o in una BITTA e si passa la BASE della randa (anch’essa con il suo gratile) nel BOMA, che si congiunge all’albero con un cardine detto TROZZA DEL BOMA.

 

Gli angoli alla base della randa si chiamano DI SCOTTA o BUGNA quello a poppa, vi si fissa una regolazione detta TESABASE, e angolo di MURA quello a prua, dove si fissa un’altra regolazione detta CUNNINGHAM. Il bordo della randa che va dall’angolo di penna a quello di scotta si chiama BALUMINA, non è INGRATILATO e ci fornisce molte indicazioni sulle regolazioni da fare, ovvero se la vela momento per momento lavora bene.

 

La randa generalmente ha delle STECCHE rigide infilate dalla balumina verso l’albero. La “parete” della vela è detta MURA. Si naviga con MURA A DRITTA quando il vento batte sul lato destro della vela e il boma quindi sta a sinistra. Questo è molto importante perché quando due barche a vela sono in rotta di collisione ha la precedenza quella con mura a dritta, e l’altra deve FARE ACQUA, ossia modificare la propria rotta per far passare l’altra. In regata sbagliare queste cose comporta guai seri, senza contare i pericoli derivanti da una collisione. È frequente sentire urlare ACQUA!!! da chi chiede precedenza.

 

Nel fiocco e nelle altre vele ritroviamo la stessa nomenclatura. Altre vele usate sono lo SPINNAKER, che si issa solo in certe andature con l’ausilio del TANGONE (una specie di boma) armato con due cime dette AMANTIGLIO quella in alto e CARICABASSO quella sotto. Anche lo SPI si issa con una drizza che manovra il timoniere, mentre i BRACCI (le scotte dello sinnaker) ed il tangone vengono regolate dal prodiere. altre vele in uso su certe barche sono il GENOA (un fiocco molto grande) e il GENNAKER (un’ incrocio tra genoa e spinnaker) che si arma sul BOMPRESSO, una “prolunga” della prua.

Le vele si regolano tramite le SCOTTE, che quasi sempre passano in un sistema di carrucole dette BOZZELLI per formare dei paranchi atti a demoltiplicare le forze in gioco. Le scotte passano in ultimo sempre in uno STROZZASCOTTE che permette di bloccarle e sbloccarle rapidamente. Quello della randa è montato su una TORRETTA che si trova a poppa della scassa della deriva, a sua volta spesso montata su un TRASTO, ovvero un carrello a rotaia che permette di spostare la torretta a dritta o sinistra.

 

Tirare una scotta o una cima si dice CAZZARE; e mollarla LASCARE. CAZZARE le vele significa tirare le scotte fino a che le vele non si spostano verso il centro della barca, viceversa LASCARE.

 

Un’altra importante regolazione della randa è il VANG, che è montato tra il boma e la base dell’albero.

 

Il fiocco dispone di solito della sola scotta per essere regolato.

 

Tutte le regolazioni delle vele prendono il nome di MANOVRE CORRENTI. Quando si prepara la barca per uscire in mare, si montano le vele ecc. si dice che si ARMA la barca.

 

Parliamo infine del TIMONE, l’organo di governo. È montato su quella parte dello scafo chiamata SPECCHIO DI POPPA, tramite due cardini detti AGUGLIOTTI e FEMMINELLE. La parte centrale è il CORPO del timone, dove in alto viene infilata la BARRA (quella che tiene in mano il timoniere), ed in basso è imperniata la PALA, cioè la parte che va in acqua. Come la deriva, il timone può essere a pala fissa o mobile.

Spesso la barra dispone di una prolunga snodata detta STICK che serve a timonare quando la barca SBANDA (si inclina) per effetto del vento e l’equipaggio deve BUTTARSI FUORI per mantenerla in equilibrio. A questo scopo il timoniere ha nel pozzetto delle CINGHIE dove infilare i piedi, mentre il prodiere, se c’è, usa il TRAPEZIO: un cavo d’acciaio simile alle sartie che si collega in vita tramite un’imbracatura indossata in precedenza, che permette di alzarsi in piedi sul bordo della barca e di opporre il proprio peso alla forza del vento.

 

Il TIMONIERE è il responsabile della buona condotta dell’imbarcazione, prende le decisioni e gli ordini all’equipaggio. è generalmente il caposquadriglia o la persona più esperta a bordo, a meno che questi non lasci il comando ad altri, ad esempio per addestrare uno squadrigliere. Tutti dovrebbero saper timonare, dal piede tenero all’esploratore scelto. Il PRODIERE è la persona che si occupa del fiocco, dello spi e della deriva, ma non della randa che è affidata al timoniere. Altre persone a bordo, se non partecipano alle manovre sono considerate passeggeri, e devono sempre attenersi scrupolosamente agli ordini impartiti dal capobarca (o timoniere). Per finire, il saluto tra velisti è BUON VENTO, per noi SCOUT NAUTICI è

 

 

BUONA ROTTA

 

Manuel

Fano I

della pattuglia nazionale nautica.

 

 

 

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